Sant’Agostino definisce l’obbedienza virtù radicale, madre di tutte le virtù, origine e perfezione di ogni giustizia e virtù nella quale si riassume tutta la religione. Il P. Agostino Trapè, grande conoscitore del pensiero dell’Ipponate, riassume così la teologia di Agostino su questo punto: «L’ordine naturale vuole che l’inferiore sia soggetto al superiore; ma perché lo sia, è necessario che questi, il superiore sia soggetto a chi gli è, a sua volta, superiore, affinché sotto Dio, che è al sommo dell’essere, tutto sia ordinato». E se accadesse che il superiore rifiutasse sia l’ordine naturale che quello divino? Ne deriverebbero molti guai, uno molto noto: ricattare i sudditi, costringendoli ad obbedire a ciò che ripudia alla ragione illuminata dalla fede. L’obbedienza non è illimitata. L’autorità nella Chiesa non è autoreferenziale.

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