PERIODICO ANNO XIV. 1-2019

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EDITORIALE

Gli appunti scritti da Benedetto XVI sulle radici della crisi morale nella Chiesa Cattolica in vista dell’incontro vaticano sugli abusi dello scorso febbraio[1]hanno destato costernazione tra alcuni e speranza tra altri. Costernazione tra chi ha letto la “mossa” di Ratzinger come un attentato alla libertà magisteriale di Francesco, rispondendo così indirettamente ai dubia sollevati qualche anno fa da quattro cardinali. Speranza tra coloro che invece chiedono di capire come mai sia stato possibile che una un’onda d’immoralità del clero dalle proporzioni indecifrabili si sia abbattuta in modo così veemente sulla Chiesa. Con queste riflessioni il discorso si fa sostanziale e finalmente si passa da un generico “clericalismo” all’esame delle cause degli abusi sessuali, andando alle radici di ciò che viene ora definito «un collasso della teologia morale cattolica». Questa situazione d’afflosciamento della dottrina morale è stata un humusfavorevole al proliferare degli abusi sessuali da parte del clero. Il Concilio Vaticano II viene chiamato in causa ripetutamente da Benedetto XVI, in un modo sicuramente nuovo rispetto ai suoi discorsi ufficiali da pontefice, sia quello della «riforma nella continuità» del 22 dicembre 2005, sia il discorso a braccio pronunciato poco dopo le sue dimissioni, quale ricordi e note personali sulla sua partecipazione al Concilio, del 14 febbraio 2013.

HISTORICA

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Alle radici di esoterismo e ritualità della Craft Freemasonry tra XVII e XVIII secolo - Seconda parte

di Padre Paolo Siano, FI

In questa seconda parte del mio studio, alla ricerca delle radici della Massoneria inglese o britannica, tra secolo XVII e XVIII, mi soffermo su alcune opere di tre rinomati personaggi della letteratura alchemica, magica e rosacrociana del sec. XVII: Elias Ashmole, Thomas Vaughan, John Heydon. Dei tre il più importante è senz’altro Ashmole in quanto ritenuto uno dei primi massoni “speculativi”. Sul fenomeno della Massoneria “Speculativa” rimando, in generale, alla prima parte di questo mio studio. Nel complesso questi tre autori raccolgono temi, idee e simboli principali della cultura esoterica, alchemica, ermetistica e magico-teurgica che confluisce nel misterioso e fascinoso movimento dei Rosa-Croce.

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THEOLOGICA

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«Chiesa in uscita» o uscita dalla Chiesa?

di Padre Serafino Lanzetta

Questo saggio esamina in modo critico un concetto-chiave del­­l’insegnamento di papa Francesco: «Chiesa in uscita». Concetto che unisce la realtà con una figura. La realtà è la Chiesa, il mistero di fede rivelato da Dio in Cristo e costituito in modo gerarchico sugli Apostoli e sui loro successori; la figura che cerca di spiegare in modo nuovo la realtà è l’“uscita”, l’“uscire”, con allusione all’esodo di Israele dall’Egitto. Il fatto che una figura provi a spiegare la realtà e non il contrario rende complesso il discorso e perciò difficile la sua comprensione univoca. Di qui la difficoltà centrale nel poter chiarire cosa implichi questo “uscire” e come debba essere intesa la missione della Chiesa che esce.

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La rivoluzione nella liturgia

di Don Marino Neri

L’Autore, in un accurato excursus storico-teologico-filosofico, dimostra come nella storia la liturgia abbia avuto un ruolo fondamentale nella trasmissione delle verità di Fede, come, purtroppo, anche nella diffusione dell’errore fino all’eresia. La liturgia, infatti, come ben documentato dall’Autore, è stata, nel corso dei secoli, oggetto di “sperimentazione”, fino agli esperimenti fatti sul rito della Messa, sfociati nel Novus Ordo Missæ, nel quale sono stati eliminati «molteplici segni che hanno manifestato sacralità e riverenza».

Claris verbis si constata come la liturgia venga sempre più percepita non «come momento del “già dato” della Tradizione, ma come contesto del “da farsi” della comunità»: da una concezione teologico-spirituale si è passati a una concezione antropologica-relativista L’auspicio è che si torni a guardare e a servire quello che Ratzinger chiamava il “protagonista”della liturgia: Cristo, uomo-Dio.

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La “conversione pastorale” e il progressismo cattolico

di Stefano Montana

Tema di estrema attualità è quello presentato dall’Autore: il rapporto tra dottrina e pastorale, un rapporto tra due elementi nel quale, invece di mantenere i giusti ruoli all’interno dell’edificio spirituale della Chiesa, questi pian piano sono stati invertiti, al punto che la pastorale ha preso il sopravvento sulla dottrina. Da ciò ne consegue un capovolgimento globale di altre discipline necessarie al corretto esercizio della fede. La «sostituzione della metafisica con l’ermeneutica, dell’essenza con l’esistenza, della legge con la coscienza, della norma con la situazione, dell’oggetto col soggetto, della teoria con la prassi». In definitiva, la “conversione pastorale”, secondo l’Autore, non è altro che «l’evoluzione del concetto di rivoluzione», che è contrario all’ordine e dunque al fondamento di ogni ordine che è Dio.

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COMMENTARIA

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La vera idea della Rivoluzione di Franciadi Francesco Soave e la pubblicistica controrivoluzionaria coeva

di Claudio Meli

Mentre Francesco Soave pubblicava la Vera idea della Rivoluzione di Francia, un illustre contemporaneo (fra i molti che ne erano rimasti inorriditi) andava compendiando in versi la situazione venutasi a creare nel paese transalpino, con quest’efficacia: «Vil scelleranza, a cui licenza arride, tutto l’altrui fa suo; gli schiavi ha sciolti: liberi, e buoni in duri ceppi ha colti; odia i tiranni, e libertade uccide: sospende sovra ogni non empia testa infra scherni servili, a debil crine la stanca scure, e di troncar non resta» E ancora: «Ogni sei passi, un boia e una prigione; ogni tre passi, un delator fellone; ogni vent’ore, un sol tristo boccone; du’ volte il giorno, un falso gazzettone; ogni minuto, il ventre in convulsione; sempre inibita e chiesa ed orazione»

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L’occidentalismo cristiano di Pëtr Čaadaev

di Claudio Meli

La riflessione sul destino storico della Russia, che sappiamo avere una portata escatologica, ha ricevuto un impulso decisivo da Pëtr Jakovlevič Čaadaev, un pensatore influenzato dalla scuola cattolica tradizionalista; né questo è l’unico motivo di interesse della sua figura e della sua opera. Nel 1836 sulla rivista Teleskop di Mosca, organo dell’intelligencija occidentalista, usciva in traduzione russa (dall’originale francese) e in forma anonima la prima delle otto Lettere filosofiche di Pëtr Jakovlevič Čaadaev (1794-1856), che l’autore era andato componendo dal 1828 al 1830, sotto il regime poliziesco dello zar Nicola I.

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