PERIODICO ANNO XIII. 1-2018

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EDITORIALE

Quello che ho spiegato in Vera e falsa teologia sulla Teologia morale che parte da premesse epistemologicamente inadeguate è ampiamente confermato dalla ricezione teologica di Amoris lætitia, l’Esortazione Apostolica post-sinodale di papa Francesco pubblicata il 19 marzo 2016. Questo documento, come del resto gli altri del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, oltre a far sua l’intenzione “pastorale” che aveva caratterizzato il Vaticano II, adotta di proposito un linguaggio più esortativo che dottrinale, con argomenti più retorici che razionali, basati più sul prestigio di cui oggi godono le cosiddette “scienze umane” che sull’autorità divina della Rivelazione. Proprio per questo Amoris lætitia è …

HISTORICA

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Temi iniziatico-esoterici nella Massoneria del Grand Orient de France & dintor­ni (REAA, Memphis-Misraim, ecc.) - Terza parte

di Padre Paolo Siano, FI

Anche nel presente XXI secolo troviamo l’affermazione e promozione di temi iniziatici ed esoterici in varie pubblicazioni massoniche di personaggi e ambienti del Grand Orient de France, un’Obbedienza massonica fortemente laicista che non disdegna di coltivare e custodire al suo interno, nei vari Riti, passioni esoteriche ed occultistiche.

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THEOLOGICA

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Perché si ripropongono oggi i falsi argomenti teologico-morali contro le norme stabilite dall’Humanæ vitæ

di Mons. Antonio Livi

L’A. esamina dal punto di vista aletico una tentazione recente della teologia, quella di trasformare il magistero della chiesa in teologia e difatti la teologia in una mera filosofia religiosa. Soprattutto in seguito ad Amoris laetitia alcuni teologi di stampo progressista hanno salutato l’Esortazione di papa Bergoglio come una rivoluzione in teologia morale, riducendo così un insegnamento del pontefice ad una mera opinione di un teologo privato, ma cercando allo stesso tempo di capovolgere il significato del costante magistero della Chiesa in nome di un “cambio di paradigma” inaugurato da AL per declassare Humanae vitae. Tra gli autori che Livi passa al vaglio della logica figurano C. Schönborn, R. Buttiglione e M. Chiodi. Livi definisce tale operazione “eresia al potere”.

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L’importanza teologica di Humanæ Vitæ e la sua profezia per il nostro tempo

di Padre Serafino M. Lanzetta

Una prima manovra per declassare Humanae vitae fu quella di alcuni teologi di togliere al magistero la facoltà di pronunciarsi su dati ritenuti non rivelati, ma speculazioni teologiche inferte dalla Rivelazione, quale ad esempio la contraccezione. Paolo VI precisa che la Chiesa ha il dovere di insegnare l’intera legge morale, quella evangelica e quella naturale. C’è un nuovo tentativo odierno, però, che pur dicendo di rispettare detta enciclica di Paolo VI, prova a scardinarne i fondamenti, inverando quella che è considerata “fissità” della legge morale con la dinamicità dell’amore e usando Amoris laetitia per riagganciarsi a Gaudium et spes contro Humanae vitae e Casti connubi. Un “cambio di paradigma” autorizzerebbe a disfarsi dell’atto morale in nome dell’amore e della persona.

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Merito e dignità nella Teologia cattolica, nella sua continuità e nel suo approfondimento

di Padre Serafino M. Lanzetta

“Dignità” è un concetto divenuto equivoco. Sembra che appartenga all’uomo quale sua proprietà essenziale. Kant, in ragione di questo approccio, descriverà l’umanità sempre come fine, con un valore intrinseco assoluto. Dignità, invece, è sinonimo di condizione onorabile e di merito. Per S. Leone Magno e per la tradizione della Chiesa la dignità dell’uomo va ricercata nell’ordine che Dio ha stabilito, secondo cui il corpo è soggetto all’anima e i desideri del corpo alla ragione. La dignità è una nozione che appartiene alla persona vista gerarchicamente all’interno dell’ordine naturale e soprannaturale creato da Dio e quest’ultimo attuato dalla grazia. È la grazia e non l’essere naturale che restituisce all’uomo la sua vera dignità, mentre il peccato la offende e la deturpa.

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COMMENTARIA

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Riforme rivelative. I Motu Proprio bergogliani in tema di matrimonio e di famiglia

di Giovanni Turco

Se all’attività che consiste nel «generare processi» od «occuparsi di iniziare processi» viene attribuito un primato per se stessa, allora tutto ciò che afferisce alla prassi e imprime cambiamenti va considerato senz’altro come qualificante e prioritario per quanto riguarda l’impostazione degli atti di chi tale primato afferma. Se poi si pone attenzione al fatto che tale attitudine è posta in alternativa a una prospettiva indicata con la metafora del «possedere spazi» o «dominare spazi» (AL 261) – che può essere intesa come il determinare e l’ordinare – ne emerge il primato della prassi immanentizzata nei suoi effetti, ovvero il processo come progetto immanentizzato e coincidente, perciò, con il suo stesso farsi.

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L’anticristo. Aspetti biblici e sistematici

di Don Manfred Hauke

Il tema dell’anticristo, a cui si dedica il libretto di Reinhard Raffalt tradotto dal dott. Andrea Sandri, non è molto “gettonato” nella Teologia e catechesi contemporanea. Perciò ci vuole almeno qualche cenno ai dati biblici e sistematici. Poiché gli aspetti biblici sono poco noti, darò più spazio al fondamento scritturistico.
La parola greca “antíchristos” si trova per la prima volta nelle lettere di san Giovanni. La preposizione “antí” indica un contrasto, ma nel contesto concreto anche una sostituzione: “Al posto di”. L’anticristo indica quindi una figura che si mette al posto di Cristo come suo nemico.

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L'anticristo secondo Reinhard Raffalt

di Padre Serafino M. Lanzetta

Reinhard Raffalt (1923-1976), scrittore, filosofo e musicologo tedesco, assistendo al crescere della confusione ecclesiale dopo il Concilio Vaticano II, nel 1966 scrive il suo Der Antichrist, opera che però verrà pubblicata postuma nel 1990. Andrea Sandri ne ha curato la traduzione italiana e l’ha corredata con una sapiente Postfazione, nella quale s’illumina il contesto letterario in cui nasce L’Anticristo di Raffalt, offrendoci a un tempo una chiave ermeneutica interessante a partire dal percorso filosofico e musicologico dell’autore.

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