PERIODICO ANNO XVI. 2-2020
EDITORIALE
La nuova Enciclica di papa Francesco, firmata il giorno 3 ottobre 2020, vigilia della festa del Serafico Padre San Francesco, porta il titolo di Fratelli tutti, estratto dalle Ammonizioni del Poverello d’Assisi. Si tratta dell’Ammonizione VI, che nella sua interezza recita così:
«Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore (cf Gv 10,11; Eb 12,2) sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e nella persecuzione (cf Gv 10,4), nella vergogna e nella fame (cf Rom 8,35), nel – l’infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna. Perciò è gran de vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle» .
Estrapolare due parole da un’intera Ammonizione per presentare con le medesime un discorso sulla fraternità universale, che difatti prescinde da Dio e dal suo Figlio, il Buon Pastore che per farci veramente fratelli e figli di Dio sostenne la Passione e la Croce, sembra davvero un’impresa impossibile. Eppure papa Francesco vi si arrischia e punta, chiedendo l’appoggio del Poverello, a parlare a tutti gli uomini.
HISTORICA
Appunti sul “Mostro di Firenze” (MdF) & la Pista Esoterica - Prima parte
di Padre Paolo M. Siano
La nostra rivista di apologetica, nata a Firenze nel 2006, pubblica la prima puntata di un saggio sul caso dei delitti del “mostro di Firenze” (1968/1974-1985). Padre Siano mostra come alla luce delle ricerche e delle intuizioni di vari inquirenti e giornalisti appaia ben fondata la convinzione secondo cui dietro quei delitti ci furono più “livelli” (esecutori, mandanti, ecc.) legati a qualche forma di esoterismo. La “Pista Esoterica” di quei delitti viene prospettata già negli anni ’80 ma, stranamente accantonata, verrà ripresa e approfondita solo dopo circa 15 anni, nel 2001 dal Capo della Squadra Mobile di Firenze, il Dott. Michele Giuttari, il quale nel corso delle sue indagini incontrerà notevoli difficoltà. Poi, alle indagini fiorentine si affiancheranno quelle perugine con interessanti sorprese.
PHILOSOPHICA
La fondazione metafisica dell’etica alla luce del pensiero di san Tommaso d’Aquino
di Umberto Galeazzi
Il saggio principia dalla fondazione del “fine ultimo” dell’uomo secondo la concezione dell’Aquinate, il quale puntualizza che «un uomo desidera e persegue come fine ultimo ciò a cui tende come a un bene perfetto e capace di realizzare se stesso pienamente, poiché ogni cosa tende alla sua perfezione…». Di qui poi si passa ad esaminare la legge morale naturale quale riflesso della Legge eterna. Infatti, come dice C. Fabro, l’obbligazione morale, oltre che sul fine ultimo, si basa sulla fondazione della legge morale naturale nella Legge eterna. Con questa fondazione etica, l’Autore intende superare la posizione di Kierkegaard, poiché l’agire dell’uomo e perciò l’etica non hanno il fine in sé, ma tendono all’Altro da sé. Perciò, non è affatto vero che «la fede comincia appunto laddove il pensiero finisce».
Se occorrano fede e carità per compiere un atto morale secondo san Bonaventura
di Padre Jean-François M. Coudjofio
In questo articolo presentiamo la prima parte di uno studio comparato dei fondamenti della teologia morale di san Bonaventura e di quella del beato Giovanni Duns Scoto in rapporto alla visione francescana e alla dottrina della Chiesa. L’obiettivo è quello di vedere in che modo verità e amore possano essere evocati come criteri di valutazione morale. In questa prima parte esponiamo la concezione bonaventuriana dell’ordine morale, mettendo a fuoco la sua nozione di bene morale, le condizioni della moralità e l’apporto della grazia, santificante e attuale. Lo studio elucida particolarmente la distinzione tra bene naturale e bene morale. Di quest’ultimo l’attenzione è posta sul bene perfetto (secundum se) che è il vero bene morale in quanto eterno, posto in essere per mezzo della fede e della carità.
THEOLOGICA
Il Voto mariano
Esempio di sviluppo organico di una dottrina teologica
di Padre Serafino M. Lanzetta
Questo studio è volto a mostrare il Voto mariano di consacrazione illimitata all’Immacolata, ideato da padre Stefano M. Manelli, Fondatore dei Francescani dell’Immacolata, quale esempio di sviluppo organico di una dottrina teologica. La dottrina sviluppata nei secoli, fino ad arrivare alla sua ultima (o comunque penultima) espressione nel Voto mariano, è la consacrazione all’Immacolata. Partendo dal Sub tuum præsidium si arriva a concetti quali “oblatio”, “deditio”, “schiavitù” fino a “res et proprietas” di san Massimiliano, per giungere così a un voto religioso di consacrazione illimitata all’Immacolata, canonicamente pari ai tre consigli evangelici e loro “forma” o “grembo”. Nell’espressione più recente si vedono bene i primordi e li si sviluppa ulteriormente. Però, se si elimina il tipo più recente, si condanna l’intera dottrina alla corruzione.
Nel centenario dell’Enciclica Spiritus Paraclitus di Benedetto XV
di Padre Settimio M. Manelli
Questo studio, dopo aver presentato le parti salienti dell’Enciclica di Benedetto XV e averne evidenziato il doppio registro, esortativo e apologetico, ne mostra l’attualità. L’Enciclica prende spunto dal quindicesimo centenario della morte del massimo esegeta, san Girolamo († 420-1920), per riproporre a tutta la Chiesa il suo esempio mirabile di fede nella Parola di Dio scritta – in particolare nella sua ispirazione e nella sua inerranza – e di eroicità nel viverla. Il Papa denuncia poi i gravi pericoli che soggiacciono a certa esegesi cosiddetta scientifica, che si è allontanata dalla retta interpretazione della Bibbia, avendo trascurato gli insegnamenti dei Padri e del Magistero ecclesiastico, in particolare dell’Enciclica di Leone XIII, Providentissimus Deus (1893). Infine, l’articolo mostra come anche oggi (2020) esegeti cattolici sono apertamente in contrasto con l’insegnamento perenne della Chiesa sull’ispirazione e sui suoi effetti, tra cui principalmente l’inerranza o assenza di errori, non solo in ambito scientifico, ma anche e soprattutto nei racconti storici.
La valutazione dell’atto morale e le deviazioni contemporanee
di Padre Serafino M. Lanzetta
Dopo una presentazione dell’atto morale, dipendente da tre elementi: dall’oggetto scelto, dal fine che ci si prefigge o dall’intenzione e dalle circostanze dell’azione (ivi comprese le conseguenze), lo studio passa ad enucleare tre problemi teologici contemporanei in riferimento a un’interpretazione morale che privilegia la precedenza delle intenzioni sul bene morale. Primo, una fondazione morale esclusivamente biblica che si volle a partire dai primi anni post-conciliari, prendendo spunto dalla Dei Verbum del Vaticano II; secondo, due teorie teleologiche denunciate da Veritatis splendor, il «consequenzialismo» e il «proporzionalismo», a cui va aggiunta la cosiddetta «opzione fondamentale» o «libertà fondamentale»; terzo, il tentativo dei nostri giorni di leggere Amoris lætitia alla luce di Gaudium et spes ma dimenticando Humanæ vitæ.
COMMENTARIA
Tecnoburocrazia sanitaria, utopia gesuitica e stato mondiale
di Claudio Meli
Non c’è dubbio che il clima filosofico della Restaurazione sia stato propizio a che la sistematizzazione del sapere scientifico attribuita all’Illuminismo da un tipico esponente del pensiero positivista come Hippolyte Taine si determinasse ulteriormente nella direzione dello scientismo tecnocratico, quello che tuttora informa la mentalità comune; e ciò mediante l’opera di un uomo che aveva esperito fino in fondo la vita del Settecento, il conte Claude-Henri de Saint-Simon.
Il Vaticano II e il calvario della Chiesa
di Padre Serafino M. Lanzetta
Si è riacceso di recente il dibattito sulla corretta interpretazione del Concilio Vaticano II. È vero che ogni Concilio porta con sé problemi interpretativi e molto spesso ne apre di nuovi anziché risolvere quelli prefissatisi. Il mistero porta sempre con sé una tensione tra il detto e l’indicibile. Basti rammentare che il problema della consustanzialità del Figlio con il Padre del Concilio di Nicea (325) contro Ario fu stabilita in modo inconcusso solo sessant’anni dopo con il I Concilio di Costantinopoli (385), quando fu definita anche la divinità dello Spirito Santo. Venendo a noi, dopo circa sessant’anni dal Concilio Vaticano II, abbiamo non la chiarificazione di qualche dottrina di fede ma un ulteriore obnubilamento.