Appunti sul “Mostro di Firenze” (MdF) & la Pista Esoterica

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di Padre Paolo M. Siano – Anno XVI. 2-2020 – sez. Historica – p. 21-103

La nostra rivista di apologetica, nata a Firenze nel 2006, pubblica la prima puntata di un saggio sul caso dei delitti del “mostro di Firenze” (1968/1974-1985). Padre Siano mostra come alla luce delle ricerche e delle intuizioni di vari inquirenti e giornalisti appaia ben fondata la convinzione secondo cui dietro quei delitti ci furono più “livelli” (esecutori, mandanti, ecc.) legati a qualche forma di esoterismo. La “Pista Esoterica” di quei delitti viene prospettata già negli anni ’80 ma, stranamente accantonata, verrà ripresa e approfondita solo dopo circa 15 anni, nel 2001 dal Capo della Squadra Mobile di Firenze, il Dott. Michele Giuttari, il quale nel corso delle sue indagini incontrerà notevoli difficoltà. Poi, alle indagini fiorentine si affiancheranno quelle perugine con interessanti sorprese.

1 INTRODUZIONE

 La nostra rivista “Fides Catholica” è nata a Firenze il 25 marzo 2006. Già da alcuni anni seguivo la cronaca sul caso del famigerato “Mostro di Firenze” (MdF) il quale dal 1974 (ma secondo alcuni già dal 1968) fino al 1985, aveva ucciso nelle campagne fiorentine 7 o 8 giovani coppie usando sia arma da fuoco che arma da taglio mai ritrovate. Alcuni investigatori e studiosi ritengono che l’assassino non poteva essere semplicemente un folle e solitario serial killer, bensì un “gruppo” in qualche modo partecipe del mondo della magia nera. Le indagini sulla cosiddetta “Pista Esoterica” dei delitti del MdF ha attirato la mia attenzione, perciò ho cominciato a ricercare articoli e testi sull’argomento. C’è da dire che questa “pista” è stata, ed è, molto avversata. È scomoda. Forse perché vera?

Ora dopo anni di attesa, presento i miei appunti su questo argomento. Non sono un investigatore, non pretendo di scoprire colpevoli. Mi limito solo ad estrarre da testi già pubblicati quegli elementi più interessanti che riguardano la “Pista Esoterica” (o “Iniziatica”), alla cui luce forse è possibile comprendere anche gli incredibili depistaggi avvenuti in questa vicenda senza fine. Forse non si riuscirà mai a dare definitivamente un volto al/ai Mostro/i di Firenze. Tuttavia mi sembra storicamente certo che se l’assassino fosse stato un pazzo qualunque di basso strato sociale, non ci sarebbe stato alcun valzer di depistaggi né ci si sarebbe così tanto brancolati a lungo nel buio e nell’incertezza. Mi sembra che i delitti del MdF possano essere collocati in una cornice di esoterismo esplicitamente sinistro e satanico alla quale si affacciano (come vedremo) anche personalità in qualche modo “vicine” ad ambienti (non sempre ben identificabili) di carattere iniziatico o addirittura massonico.

Presenterò vari testi, possibilmente in ordine cronologico di pubblicazione, dando più rilievo a quelli che si soffermano sulla “Pista Esoterica” (es. D’Altilia) e/o espongono in dettaglio le indagini-chiave del Dr. Giuttari e del Dr. Mignini, i quali non per nulla hanno sofferto strani ostruzionismi da parte di colleghi o superiori.

2 L’IDENTIKIT DI UN MOSTRO (1985) SECONDO RICCARDO CATOLA

Nell’ottobre 1985, appena un mese dopo l’ultimo dei delitti seriali del MdF, il giornalista Riccardo Catola pubblica il libro “Identikit di un Mostro”. Catola scrive tra l’altro:

«Se è vero il ritratto che ne fanno gli psicologi, l’uomo è un Narciso ossessionato da smisurate manie di grandezza. Cova dentro di sé un odio insensato per l’amore fisico altrui, e per questo si innalza a giustiziere, a condottiero di una crociata morale che solo lui condivide. È il Dio degli eserciti che punisce e annienta i propri incubi immolandone i simulacri viventi. […] Ammazzare a sangue freddo non è facile per nessuno. Non lo è stato mai neppure in tempo di guerra. Basta rileggersi le testimonianze dei reduci. Tanto meno è facile ammazzare a sangue freddo e a ripetizione. Dunque occorre una follia lucida, un’intelligenza organizzativa, una capacità fulminea di aggirare gli imprevisti, una conoscenza profonda dell’ambiente. E una mano ferma, fermissima. Quando spara fa quasi sempre centro nei punti vitali. Quando taglia il pube o il seno delle vittime mostra una perizia non comune»1 .

Inoltre si chiede se il MdF: «Abita solitario in una villa su – perba, come molti amano credere?»2 . Catola osserva che il mostro:

«Ogni volta che uccide mette in evidenza una convinzione sempre maggiore, una determinazione sempre più irriducibile, una padronanza di sé sempre più spiccata. Ha ucciso e ucciderà ancora. Su questo non ci sono dubbi. Non crollerà, non cercherà aiuto, né è concepibile che possa disperarsi. […] Cittadino normale, magari eccellente per dodici mesi all’anno, furia sfrontata e sanguinaria per un breve istante. E dalla sua ha le notti senza luna»3 .

Più avanti Catola si chiede come fa il mostro a non farsi vedere… Deve pure sporcarsi di sangue. Dove si lava? dove si cambia? Come trasporta e dove nasconde le parti anatomiche tagliate? Dove nasconde la pistola? Catola aggiunge:

«Nasce da queste domande l’idea di un uomo arroccato in un bunker isolato, senza parenti, senza amici, completamente autonomo e autosufficiente. È un’idea che ha senz’altro un significato. Nessuno se la sente di gettarla al vento. Da qui anche il progetto dei magistrati di circoscrivere il campo delle indagini schedando tutti gli uomini soli della provincia di Firenze»4 .

Il MdF è «un genio irripetibile. Dissimula perfettamente, sa come riuscire a non tradirsi, conosce a memoria l’arte della disinformazione. Il gioco di inganni che per tanti anni ha tessuto lo ha spinto ad uccidere in otto posti diversi, spesso lontani tra loro decine di chilometri. Una tattica follemente razionale per confondere il nemico, ovvero la Polizia, i Carabinieri, i ma – gistrati, le centinaia di persone che gli stanno dando la caccia»5 .

È interessante notare che Catola, già nel 1985, accenna alla tesi della pista della setta esoterica o satanica, dunque una pista già ventilata all’epoca, tuttavia preferisce la tesi del killer solitario che fa credere di essere in tanti:

«La filosofia delirante che si nasconde dietro un comportamento simile è quella di far credere all’esistenza non di uno, bensì di più maniaci, ad un’associazione perversa che si trasmette una stessa arma forse per consumare un rito satanico indefinito. Non è un caso che alcuni tra i magistrati abbiano a lungo ritenuto credibile una ipotesi di questa natura. Né è un caso che anche oggi ci sia un magistrato che si dichiara implicitamente convinto della fondatezza di questa tesi. Difatti sta indagando sull’entourage di quel lontano primo delitto targato 1968 per cercare di trovare tra quei nomi e quei volti la chiave del mistero. Una setta di vampiri o un pazzo solitario? […] Se avesse ucciso solo a sud o a nord della città sarebbe di gran lunga più facile preparargli una trappola. […] Invece uccide a sud e a nord, a est e a ovest, coprendo un terreno vasto quanto trecento chilometri quadrati. Così facendo mette a disposizione degli investigatori tutte le possibili alternative. Peccato che la loro somma cominci e finisca con zero»6 .

Purtroppo Catola non dice il nome di quel magistrato.

LEGGI TUTTO

1 R. CATOLA, Identikit di un Mostro, Casa Editrice Anthropos, Roma 1985, pp. 14-15, grassetto mio.

2 Ivi, p. 15, grassetto mio.

3 Ivi, p. 15.

4 Ivi, p. 16.

5 Ivi, pp. 17-18, grassetto mio.

6 Ivi, p. 18, grassetto mio.

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