PHILOSOPHICA

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Metafisica secondo la scuola francescana

Anno XVIII, 1-2023

Che cos’è la metafisica? In che modo porta avanti le sue indagini? Quale l’oggetto del suo campo di applicazione? Quali i suoi principi e le sue caratteristiche? L’Autore si propone di rispondere a questi interrogativi riportando prima il pensiero di Aristotele e dei tomisti, concludendo poi le sue asserzioni secondo il pensiero della scuola francescana, e in particolare del beato Giovanni Duns Scoto.

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Realismo e pastorale. Fabro e la riscoperta del realismo tommasiano

Anno XVIII, 1-2023

La cura pastorale deve annunciare la verità su Dio e sull’uomo. Ma, a causa del soggettivismo portato avanti dal pensiero moderno, a partire da Cartesio per arrivare a Sartre, la verità è ormai divenuta una realtà relativa all’uomo e al suo modo di intendere il mondo, una realtà dunque che dipende dal soggetto conoscente e che inevitabilmente genera una chiusura autarchica nell’immanenza del soggetto stesso.

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Se la moralità degli atti umani dipenda dal riferimento a Dio. Bonaventura e Scoto a confronto

Anno XVI, 2-2021

Presentiamo l’ultima parte dello studio sulla teologia morale dei Dottori francescani, in particolare sui criteri d’una corretta valutazione morale e il ruolo dell’ordinazione a Dio secondo tali pensatori. In questa parte l’Autore fa il raffronto tra san Bonaventura e il beato Giovanni Duns Scoto, mettendo a fuoco il loro legame, e conclude mostrando come il loro indirizzo fondamentale sia stato confermato, tra l’altro, dalla Veritatis splendor. Non mancano gli accostamenti a san Tommaso d’Aquino e agli altri grandi scolastici.

Sistine Chapel

Se la moralità degli atti umani dipenda dal riferimento a Dio. La risposta del beato Duns Scoto

Anno XVI, 1-2021

Continua lo studio comparato dei fondamenti della teologia morale di san Bonaventura e del beato Giovanni Duns Scoto. In questa parte l’Autore evidenzia il peso imprescindibile dell’istanza oggettiva nella valutazione morale e mostra l’importanza primaria dell’ordinazione dell’uomo a Dio secondo il Beato. Con l’approfondimento dell’ontologia dell’atto morale viene dato un contributo notevole alla comprensione della nozione di intrinsecum malum. Colpisce molto l’ortodossia e la coerenza logica degli argomenti del Difensore dell’Immacolata Concezione e della primazia del Verbo Incarnato.

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Protestantesimo e ateismo filosofico. Il caso di Immanuel Kant

Anno XVII, 1-2021

La modernità si dipana come “ateismo filosofico”, cioè come pensiero incapace di Dio. Alla base della filosofia moderna non vi è il contenuto del pensiero, ma l’atto del pensare, un’auto-postulazione che pretende di far scaturire dall’atto del pensiero la realtà e l’agire. Un principio di immanenza cela la scelta necessaria dell’ateismo. La Riforma protestante, che comporta una filosofia atea, non si identifica con la modernità ma la introduce e la caratterizza. Il protestantesimo è fideisticamente credente ma filosoficamente ateo, ed è l’uno perché è l’altro. L’ateismo filosofico ha una matrice teologico-luterana; non inizia però solo con Hegel per concludersi poi con Nietzsche, ma già con Kant che prova a fondare non la morale su Dio ma Dio sulla morale, ricercando una “fede nella ragione” che esclude il soprannaturale.

Saint Thomas Aquinas

La fondazione metafisica dell’etica alla luce del pensiero di san Tommaso d’Aquino

Anno XV, 2-2020

Il saggio principia dalla fondazione del “fine ultimo” dell’uomo secondo la concezione dell’Aquinate, il quale puntualizza che «un uomo desidera e persegue come fine ultimo ciò a cui tende come a un bene perfetto e capace di realizzare se stesso pienamente, poiché ogni cosa tende alla sua perfezione…». Di qui poi si passa ad esaminare la legge morale naturale quale riflesso della Legge eterna. Infatti, come dice C. Fabro, l’obbligazione morale, oltre che sul fine ultimo, si basa sulla fondazione della legge morale naturale nella Legge eterna. Con questa fondazione etica, l’Autore intende superare la posizione di Kierkegaard, poiché l’agire dell’uomo e perciò l’etica non hanno il fine in sé, ma tendono all’Altro da sé. Perciò, non è affatto vero che «la fede comincia appunto laddove il pensiero finisce».

Saint Bonaventure

Se occorrano fede e caritá per compiere un atto morale secondo san Bonaventura

Anno XV, 2-2020

In questo articolo presentiamo la prima parte di uno studio comparato dei fondamenti della teologia morale di san Bonaventura e di quella del beato Giovanni Duns Scoto in rapporto alla visione francescana e alla dottrina della Chiesa. L’obiettivo è quello di vedere in che modo verità e amore possano essere evocati come criteri di valutazione morale. In questa prima parte esponiamo la concezione bonaventuriana dell’ordine morale, mettendo a fuoco la sua nozione di bene morale, le condizioni della moralità e l’apporto della grazia, santificante e attuale. Lo studio elucida particolarmente la distinzione tra bene naturale e bene morale. Di quest’ultimo l’attenzione è posta sul bene perfetto (secundum se) che è il vero bene morale in quanto eterno, posto in essere per mezzo della fede e della carità.

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L’amore come principio di comunicazione nel bene

Anno XV, 1-2020

Partendo dagli errati presupposti di Thomas Hobbes, l’Autore espone e confuta la presunta antinomia tra egoismo ed altruismo, arrivando alla conclusione che il fatto di essere razionali significa «poter entrare in beni che trascendono l’ordine materiale, l’hic et nunc. Ciò significa che possiamo essere un “uno-molti”: non una semplice unità come lo è Dio, né una molteplicità sempre mutevole come lo sono le cose materiali, ma una pluralità unificata in e tramite l’aderenza a un bene superiore». Soltanto le persone, create a immagine del Dio Trinitario, infatti, «hanno il divino potere di formare una realtà interpersonale, una communio o koinonia che abbraccia e conferisce il senso ultimo alla loro peculiarità, ai loro sé separati». Una tale communio è intrinsecamente spirituale e fondata sui beni spirituali e a essi ordinata.

Dall’“umanesimo integrale” all’“ecologia integrale”. Nascita, successo e fallimento del personalismo cristiano

Anno XIV, 2-2019

«Il personalismo si presenta come il “dogma della modernità”», scrive l’A. Nato in ambito della rivoluzione copernicana della conoscenza, cioè del primato del soggetto sull’oggetto, il Personalismo considera l’uomo sempre come persona, cioè come essere spirituale, dove spiritualità è spesso sinonimo di autocoscienza e autocreazione, come vuole Mounier. Si presuppone anche il pensiero kantiano secondo cui l’uomo è sempre fine e mai mezzo. Questo valore assoluto rende la persona superiore alla verità, al bene, al diritto e all’autorità. La persona si compie nella relazione con l’altro e con Dio. Il vero fine profetico a cui mira il Personalismo è dare vita a una comunità di persone, subordinando però il tutto alla parte, ma anche la parte al tutto. Di qui la sua debolezza.

Le passioni nell’antropologia tommasiana. Confronto critico con Kant

Anno XIV, 2-2019

Questo saggio risponde a una domanda centrale: «Il rapporto tra ragione e passioni è destinato a essere conflittuale, oppure è possibile arrivare a un governo razionale non repressivo, che consenta all’una e alle altre di concorrere alla vita buona dell’essere umano, alla sua piena realizzazione?». Per Kant vi è un’opposizione tra legge morale e inclinazioni alla sensibilità e perciò alle passioni che deriva dalla ragione. La moralità kantiana si realizza solo in opposizione alle inclinazioni sensibili, svalutate radicalmente e svuotate del loro connotato umano. Invece per l’Aquinate le passioni sono un elemento costitutivo dell’agire umano ordinato alla beatitudine in Dio per mezzo delle virtù e dei doni. San Tommaso deriva il concetto di moralità e di dovere dal bonum humanum inteso come pienezza di umanità.

Rivoluzione, ateismo e dissoluzione dell’etica nel marxismo

Anno XIII, 2-2018

A giudizio dell’A. per capire correttamente il pensiero rivoluzionario di Marx è necessario partire dai suoi scritti giovanili, tra cui emerge la sua tesi di laurea. Qui troviamo l’esaltazione della figura mitica di Prometeo, considerato il più grande santo e martire del calendario filosofico. Così si manifestano già le origini hegeliane dell’ateismo