Il servo di Dio Enrico Medi: lo “scienziato dell’Immacolata”

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di Suor M. Elisabetta della SS. Trinità, OCLI, – Anno XVII. 1-2022 – sez. Commentaria – p. 147-196

Oggi che la scienza è messa in opposizione alla fede, quest’ultima non può che andare nella direzione opposta alla sua vocazione intrinseca: contro l’uomo, la sua dignità, la vita. Per Enrico Medi, scienza e fede erano indissolubilmente unite e non certo in contrasto tra loro; era convinto che «l’uomo non è fatto a cassetti: qui il fisico, là il religioso, il politico, il filosofo. L’uomo è uno». Questa opposizione tra fede e scienza non può che portare l’uomo verso l’autodistruzione. Enrico Medi, allora, da scienziato credente, ci indica un percorso inverso, che pone come vertice creaturale l’Immacolata. Solo quando l’umanità tornerà ad invertire la direzione ormai intrapresa, potrà rialzare con fiducia lo sguardo verso il Cielo, ritrovando il suo ordine naturale, la sua pace e il suo vero progresso. Scandagliando nell’intimo di questo uomo, fisico geniale, politico integerrimo e cristiano esemplare, si vedrà che più che lo “scienziato della luna”, nel Cielo, oggi è considerato come lo “scienziato dell’Immacolata”, proprio per il suo amore particolare verso di Lei, per averla posta al centro del suo itinerario di santità.

 

1. La luna ci guarda

Nella notte del 20 luglio 1969, per la prima volta nella storia, l’uomo stava per appoggiare il suo piede sulla luna, e più di 600.000 persone – che per quei tempi erano tantissime – erano incollate ai primi apparecchi televisivi per seguire il momento fatidico.

Come un artista da premio Nobel, lo scienziato Enrico Medi, quella notte, era l’uomo più ammirato e atteso da tutti. Se l’attesa era concentrata sul piede di Neil Armstrong affinché poggiasse sulla superficie lunare, le parole del professor Medi erano così coinvolgenti e descrittive che animavano ed esaltavano tutti gli spettatori trepidanti. Perfino i tecnici della NASA chiesero ai corrispondenti italiani chi mai fosse quel

«sorridente e bellissimo signore, in studio da voi, che spiega così bene quello che sta accadendo e rende tanto facilmente assimilabili concetti scientifici piuttosto difficili per il grande pubblico televisivo?»1.

Finalmente il piede di Armstrong toccò la luna alle «ore 4.56, 21 luglio dell’era cristiana»2, riportando l’espressione letterale del professore cronista. Si noti come anche in questo fatto storico l’accento a quell’“era cristiana” rappresenti una connotazione espressiva della grande fede che distinse quello scienziato “sorridente e bellissimo” che ha affascinato perfino la NASA.

Da quel 21 luglio 1969, il professor Medi venne ricordato come “lo scienziato della luna” poiché «gli spettatori ebbero l’impressione che quel professore geniale e incantato fosse proprio lui “l’anello vivente di congiunzione tra la terra e la luna”»3.

Ma se poi si vuole conoscere il volto più intimo di questo uomo geniale si vedrà che più che lo “scienziato della luna”, nel Cielo, è oggi considerato come lo “scienziato dell’Immacolata”, proprio per il suo amore particolare verso di Lei, per averla “scoperta” nel suo itinerario di santità ancora in giovane età, innamorandosi di Lei, e cantando e affascinando chiunque lo sentisse parlare di Colei che «riassume tutti gli splendori della creazione»4. Difatti, davanti alle sue elevazioni verso l’Immacolata Concezione, la luna impallidisce come davanti al sole.

Ad esempio, nel commento al Cantico di Frate sole di san Francesco, Enrico Medi puntualizza come

«nella scena della storia splendono i due astri: il secondo, della medesima luce del primo, sembra prepararne la venuta, e ne conserva il ricordo dopo il tramonto visibile: Gesù e Maria. Spesso, sotto il candore della luna è adombrata la presenza di Maria, nella poesia dei testi sacri; così è stata sulla terra per gli apostoli e i discepoli del Signore, così è stata ed è sempre nella vita della Chiesa. La scena del mondo si impernia intorno a questi due vertici come la scena del cielo, per noi, gli spettatori della terra»5.

Ecco che tale paragone non è solo poesia ma è così reale da incarnarsi nella storia, anche se l’uomo di oggi fa di tutto per negarlo. Si pensi al fatto singolarissimo di alcuni astronomi che, recentemente, hanno affermato come la luna si sia allontanata dalla terra, anche se di poco… un segno nel Cielo di come l’umanità abbia scelto una direzione contraria a ciò che la eleva e la nobilita. Una direzione tanto avversa perfino all’ordine naturale, a quel creato immenso che ci sovrasta e di cui noi povere “misere formichine” crediamo di esserne i padroni e gestori indiscussi. Anche se perfino la luna si è allontanata dal nostro pianeta, la storia continua a parlare e a scrivere dell’Immacolata, di Colei che non si stanca di intervenire e schiacciare la testa dell’eterno sconfitto (cf Gn 3,15). Gesù e Maria sono quegli “astri” inseparabili che continuano a dare vita alla terra, anche se la terra non riconosce più il loro influsso soprannaturale, influsso che è anche il respiro di ogni essere vivente.

Pertanto

«sarebbe molto bello se un grande storico avesse l’ardire di scrivere la storia dell’umanità, sotto queste due luci; ne verrebbe uno stupendo romanzo, tessuto di verità e di poesia. Si vedrebbe forse come tutte le aurore del Signore, i suoi trionfi visibili, le glorie della sua Chiesa, siano preparate da notti, nelle quali la sola luce confortante è stata quella di Maria. E i pericoli della tempesta e di tristezza sono stati quelli in cui la luce mariana si è come attenuata per la dimenticanza degli uomini e i loro peccati»6.

Una riflessione, quest’ultima, di incredibile attualità, inconsapevolmente profetica: la luce mariana vuole essere accantonata e ad essa si preferiscono le tenebre più fitte, quelle del regno dell’inferno sulla terra. Eppure è ora, in questa ennesima e profonda notte di tenebre, che si prepara il Trionfo del Cuore Immacolato – ormai alle porte –, che sarà tutto splendore di luce soprannaturale rispetto alla quale persino il sole, la luna e le stelle di tutte le galassie non sono che una vaga ombra.

Ecco un testo del grande fisico e “scienziato dell’Immacolata” che fa sperare sul futuro che ci attenderà con l’avvento dell’ormai vicino Trionfo del Cuore Immacolato di Maria:

«Come l’Immacolata appare al principio della storia del genere umano, stella della speranza, concepita purissima nella mente del Creatore e Immacolata sempre nella sua concezione e nella vita, così essa è al centro della visione di Giovanni, nell’Apocalisse, alla fine dei tempi, e nella gloria dei cieli. Si è aperto il tempio di Dio nel cielo ed ecco che è apparsa l’arca del suo testamento nella sua casa. La natura intera è commossa, dalle nubi del cielo scendono le folgori e grida, immane terremoto sconvolge la terra e grandine e potenza dovunque. Nel cielo appare un segno: una Donna vestita di sole avente la luna ai suoi piedi e intorno al capo una corona di stelle»7.

Che la luna sia “un nulla” a confronto dello splendore dell’Immacolata, lo specialista dei “neutroni” e delle “onde elettromagnetiche” lo ripeteva ad ogni occasione che gli capitava. Ricordiamo, tra le tante, una trasmissione radio del 1959, registrata a Boston, dove, in occasione del 19° anniversario della morte di Don Orione – santo da lui conosciuto personalmente – il suo cuore di credente innalzò per l’ennesima volta tutta la creazione verso il suo vertice creato: l’Immacolata. Eccone uno stralcio:

«Un giorno l’uomo manderà la sua bandiera sulla luna; un giorno pianterà il suo comando, così diciamo, il suo piccolo dominio, in qualche angolo della nostra Galassia. Io non lo so. Tutto questo sarà vero, o non sarà vero, io non lo so. Una cosa io so: che quando Don Orione accarezzava un bambino, conquistava un mondo più grande delle stelle, che quando il sorriso di una creatura si rivolge verso di noi e le sue mani si congiungono con le nostre per innalzare una preghiera alla Regina dei Cieli, questo domina ogni progresso, ogni tecnica; è il vero fine dell’uomo: salire dalle lacrime di questa nostra valle verso il sogno di un incantato Paradiso»8.

Tutta la scienza, qualsiasi progresso l’uomo possa raggiungere e conquistare, sbiadisce di fronte alla meraviglia della vocazione intima e spirituale dell’uomo, di un’anima che tende a Dio e che attraverso la Regina dei Cieli e Madre della misericordia si innalza da questa valle di lacrime, comprendendo che è stata creata per il Cielo, e tale comprensione è una grazia di Colei che rivolge a noi gli occhi suoi misericordiosi, più splendenti di tutte le stelle.

 

2. Il vertice del creato che torna a Dio

Come fisico, scienziato e grande credente, il servo di Dio Enrico Medi era un vero amante della natura e certamente non solo come oggetto di studio. Ecco che al di sopra di tutta la bellezza del creato, di tutti i meccanismi chimici e biologici che oggi la scienza è in grado di spiegarci nei minimi particolari, egli pone Maria Santissima come il vertice, il modello, l’ispirazione di Dio di cui tutta la creazione è arcano riflesso e armonica sublimità. Di fatto, l’astronomo, lo scienziato, il geologo e il fisico, arrivano alla conclusione certa che

«ogni cosa è stata fatta per Lei, affinché Lei desse il Cristo: in unione con Gesù Ella dà al Padre gloria perfetta in ogni istante, perché Immacolata. L’umanità è chiamata a questa gloria, a questo gaudio, formando una cosa sola con Gesù e con Maria, mediante il Corpo Mistico, la Chiesa»9.

Il fisico marchigiano individua nell’Immacolata «il vertice dell’Universo e delle creature tutte»10, proprio come san Massimiliano M. Kolbe, il quale affermava che l’Immacolata «il vertice della creazione che torna a Dio»11, a tal punto che «in Lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione»12.

Questo concetto metafisico kolbiano è convinzione certa anche del nostro Servo di Dio, uno scienziato che è stato capace di elevarsi, per così dire, sopra le stelle cogliendo quel principio primo della Mariologia13 che è nascosto ai più esperti astronomi, ma che è stato intuito dal “Folle dell’Immacolata” – così è definito san Massimiliano M. Kolbe – e recentemente sviluppato dalla mariologia contemporanea.

La terminologia usata dal professor Medi ricalca proprio quella di san Massimiliano M. Kolbe e, se si leggesse qualche suo discorso sulla Madonna senza sapere che sia proprio lui l’autore, si potrebbe confondere con il Santo martire polacco: lo scienziato con il martire, l’astronomo con il teologo esperto di mariologia trinitaria, il fisico con il metafisico mariano.

Nei suoi discorsi questi “concetti chiave” sono espressi con semplicità e spontaneità, e rivelano una singolare comunanza di pensiero e di amore con il Santo polacco verso Colei che è il vertice del creato: l’Immacolata.

«Maria è la persona creata più perfetta di tutti gli esseri: Gesù ha solo la persona divina. Nel mistero della Trinità, sono Tre Persone Divine: al Vertice dell’Universo e delle creature tutte è la persona di Maria, quasi anello di congiunzione tra il creato e l’Infinito. Poi, al vertice dell’universo, la persona di Maria, anello di congiunzione tra la terra e il cielo…»14.

Lo sguardo metafisico dello “scienziato dell’Immacolata” si concentra quindi sul fatto che Lei rappresenti «l’anello di congiunzione tra il creato e l’Infinito»15, poiché, come direbbe san Massimiliano: «In Lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione»16, in quanto «l’Immacolata è l’apice delle perfezioni del creato»17. «Maria è la persona creata più perfetta di tutti gli esseri, quasi anello di congiunzione tra il creato e l’Infinito»18: anche per lo “scienziato dell’Immacolata”, la Madonna è “al di sopra di tutti gli esseri”19, come “creatura speciale” creata e amata dalla Trinità, «così alta, che dopo Dio solo, fu superiore a tutti; per natura, più bella, più graziosa e più santa degli stessi cherubini e serafini e di tutte le schiere degli angeli»20.

Come san Massimiliano M. Kolbe, anche per Enrico Medi «pensare alla Trinità è pensare a Lei, pensare a Lei è pensare alla Trinità, senza possibilità di separazione»21, focalizzando l’attenzione su quell’anello di congiunzione tra Dio e la creazione che, di fatto, è «l’unico legame e l’unica leva che ci unisce a Dio – e – se evitassimo l’Immacolata procureremmo un grandissimo dispiacere alla SS. Trinità»22.

Lo “scienziato dell’Immacolata” è infatti convinto che:

«Maria è l’incanto della creazione. Come il Figlio è l’eterna sapienza increata, generata dal Padre, così Maria è la prima di tutte le creature voluta dalla santissima onnipotente Volontà di Dio Creatore Redentore Santificatore, di Dio Sapienza Amore. Quindi potremmo pensare che il Signore ha visto Lei e in questa visione ha creato il resto»23.

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