Co-Redenzione e Consacrazione alla Vergine Maria alla Luce di Fatima
Un messaggio per questo tempo

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di Padre Serafino LanzettaAnno XV. 1-2020 – sez. Editoriale – p. 7-19

1. IL MESSAGGIO DI FATIMA: UNA CHIAMATA ALLA CO-REDENZIONE CON IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Il Messaggio di Fatima nella sua interezza è un invito a collaborare con la Madonna per la salvezza dell’umanità. Questa cooperazione, che tecnicamente può essere espressa come “co-redenzione”, ha un ruolo centrale in tutto il Messaggio, essendo presente fin dalla prima apparizione della Bianca Signora il 13 maggio 1917, durante la quale Ella chiese ai tre pastorelli se erano pronti ad offrirsi a Dio e a sopportare tutte le sofferenze che Egli avrebbe inviato loro come atto di riparazione per la conversione dei peccatori. I bambini risposero che erano pronti. La Madonna, accettando l’oblazione della loro volontà, disse che avrebbero avuto molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarebbe stata il loro conforto. Nell’apparizione di luglio, la Madonna ha insegnato ai pastorelli ad aggiungere una piccola preghiera per accompagnare l’offerta dei sacrifici a Dio: «O Gesù, è per amore tuo, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria».

C’è anche un carattere corredentivo dell’unione del Cuore Immacolato di Maria con il Sacratissimo Cuore di Gesù che risplende nella seconda preghiera che l’Angelo della Pace insegnò ai tre pastorelli nel 1916, per preparare la venuta della Signora vestita di bianco. Questa preghiera riguarda l’adorazione della Santissima Trinità e l’offerta del Preziosissimo Corpo e Sangue di Cristo in riparazione di tutti i sacrilegi eucaristici. La preghiera termina così: «E per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori». Perché questo riferimento ai meriti della Madonna, se gli infiniti meriti del Cuore di Cristo sono più che sufficienti per la nostra salvezza? Questo è un aspetto che la stessa suor Lucia mette in luce in un libro da lei scritto nel 1998, Gli Appelli del Messaggio di Fatima. In esso, la veggente spiega che nel Messaggio di Fatima il mistero della corredenzione di Maria è così prominente da essere intimamente intrecciato al mistero del Cuore Immacolato di Maria.

Citiamo solo un passaggio del libro di suor Lucia per spiegare il motivo per cui l’Angelo menziona i meriti (infiniti) del Cuore Immacolato di Maria. Tutto il discorso poggia sul fatto che il Cuore di Maria è il “luogo” degno, il “tabernacolo” che custodisce il mistero della nostra salvezza:

«Dio ha iniziato l’opera della nostra redenzione nel Cuore di Maria, dato che è attraverso il suo Fiat che la redenzione ha cominciato a realizzarsi. E Maria disse: “Ecco, io sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Così, nella più stretta unione possibile tra due esseri umani, Cristo ha iniziato, con Maria, l’opera della nostra salvezza. I battiti del Cuore di Cristo sono quelli del Cuore di Maria, la preghiera di Cristo è la preghiera di Maria, le gioie di Cristo sono le gioie di Maria; è da Maria che Cristo ha ricevuto il Corpo e il Sangue da versare e offrire per la salvezza del mondo. Quindi Maria, divenuta una cosa sola con Cristo, è la Corredentrice del genere umano. Con Cristo nel suo grembo, con Gesù Cristo in braccio, con Cristo a Nazareth e nella sua vita pubblica; con Cristo è salita sulla collina del Calvario, ha sofferto e agonizzato con Lui, accogliendo nel suo Cuore Immacolato le ultime sofferenze di Cristo, le sue ultime parole, la sua ultima agonia e le ultime gocce del suo Sangue, per offrirle al Padre»1.

2. CHE COS’È LA CO-REDENZIONE?

Ora passiamo al mistero soteriologico della co-redenzione mariana. Di che cosa si tratta?
La Madonna ha collaborato attivamente con Cristo alla Redenzione dell’umanità. Il suo contributo materno, pur subordinato a quello di Cristo, è stato voluto da Dio perché non solo opportuno, ma anche necessario rispetto a noi. Come la prima Eva ha avuto un ruolo influente nella rovina dell’umanità, così la Nuova Eva, Maria, con il suo Fiat obbediente al piano di salvezza di Dio, ha causato in Cristo e con Lui la restaurazione dell’umanità.

L’unione corredentiva di Maria con suo Figlio si manifesta a partire dall’Annunciazione, quando avviene la concezione verginale della Parola divina, fino al Calvario, passando per tutti i misteri della vita di Cristo; in particolare attraverso la Presentazione di Gesù nel tempio, aurora della salvezza, e le Nozze di Cana, quando viene ufficialmente inaugurata l’“ora” in cui ci viene donato il vero vino della salvezza. Ma soprattutto sul Calvario, nel momento della morte di Gesù, quell’unione salvifica è perfettamente consumata: la Madonna ai piedi della Croce ha offerto a Dio suo Figlio e con suo Figlio ha offerto se stessa. Un solo sacrificio, un solo amore salvifico fino alla fine, che sale a Dio da due altari: il Corpo di Cristo e il Cuore di Maria.

Sul Calvario, Maria è la Donna per la quale l’ora di dare alla luce un figlio è giunta, ed è per questo che soffre il dolore del parto nella nostra rigenerazione soprannaturale (cf Gv 16,21, in relazione alla Donna dell’Apocalisse (12,2), che grida durante il parto, la cui simbologia è pienamente rivelata nella Donna del Calvario, Gv 19,25-27)2. Come vera Madre dei viventi, la Madonna ci dono veramente una nuova nascita. Sul Calvario Lei genera ancora una volta Cristo per noi come Redentore insanguinato; in Lui e per Lui, unendo al Sangue di Lui il proprio sangue, ci genera alla vita soprannaturale. Il suo contributo è reso possibile da Cristo ed è offerto solo in Cristo, per preparare la collaborazione di ciascuno di noi alla nostra salvezza. Perciò, come la Redenzione è il “prezzo” che Cristo ha pagato per noi (1Pt 1,18-19), il suo Sangue come di Agnello di Dio, così anche la Corredenzione è un “prezzo” che Maria ha pagato per noi: il suo sacrificio materno insieme ai suoi meriti offerti per la nostra salvezza. Come Immacolata Concezione, Ella è stata redenta in modo singolare per diventare la Corredentrice in Cristo. La sua risposta a Dio, il suo “sì” materno, detto a nome di ciascuno di noi, è stato davvero un dono di grazia e causato dalla grazia. Sempre in virtù della grazia, Maria ha acconsentito liberamente e ha partecipato personalmente e attivamente all’opera della nostra salvezza; una partecipazione, tuttavia, vissuta con piena consapevolezza sacrificale e per amore di tutti i suoi figli.

Il Magistero ordinario della Chiesa da più di cento anni ha reiterato la dottrina della partecipazione attiva della Madonna alla nostra Redenzione. Da Leone XIII a Benedetto XVI, l’insegnamento della Chiesa – anche quando viene evitata la parola tecnica “co-redenzione/corredentrice” – è molto chiaro circa il contributo personale e diretto di Maria all’opera della Redenzione3. Soprattutto san Giovanni Paolo II ha trattato ampiamente questo tema4.

Si potrebbe obiettare che il Vaticano II non usa il termine “corredentrice” nel documento sulla Chiesa, Lumen gentium, il cui capitolo finale è interamente dedicato alla Madonna (mentre sancisce il titolo “mediatrice”, vedi n. 62). Questa scelta, al dire di alcuni, sarebbe sufficiente per abbandonare non solo la parola, ma anche la Teologia di cui è foriera questa parola. Bisogna comunque ricordare che c’è una risposta ufficiale della Commissione teologica del Vaticano II che spiega il motivo per cui fu evitata la parola. Anche se del tutto vere e già presenti nel precedente insegnamento dei papi, alcune espressioni, come co-redentrice, sono state omesse per una ragione ecumenica, non essendo facilmente comprensibili dai protestanti5. Con il discorso programmatico di Giovanni XXIII, il Vaticano II ha optato fin dall’inizio per un approccio pastorale ed ecumenico alla dottrina della Fede. Poiché la cooperazione dell’uomo con Dio nel processo di giustificazione è uno dei problemi principali di Lutero e del protestantesimo in generale – negando difatti che la fede opera attraverso la carità e le sue opere (cf Gal 5,6) – i Padri nell’ultimo Concilio decisero di non turbare la speranza di un nuovo dialogo con il mondo della Riforma protestante.

È interessante tuttavia notare che, mentre il Vaticano II ha evitato la terminologia tecnica in riferimento alla singolare cooperazione della Madonna nella nostra Redenzione, non ha evitato di insegnare la dottrina in quanto tale, qualificata come “singolare cooperazione” di Maria, di Colei che è la “generosa collaboratrice e umile ancella del Signore” (cf Lumen gentium n. 61). Lo stesso paragrafo del documento conciliare afferma anche questo:

«La beata Vergine, predestinata fino dall’eternità, all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia».

Inoltre, l’insegnamento del Vaticano II su questo argomento è ancora più ricco, poiché il discorso prosegue descrivendo la perfetta unione che la Madre mantenne con il Figlio fino all’offerta suprema del Calvario. Reiterando il precedente insegnamento dei papi, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa insegna così:

«Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cf Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cf Gv 19,26-27)»6.

Qui è rilevante l’unione del Cuore di Maria con Gesù nell’offerta dell’unico sacrificio di salvezza, e soprattutto il consenso che la Madonna ha dato all’immolazione del suo divino Figlio, per contribuire personalmente, con l’offerta di Lui, alla salvezza di tutti. Questo, ad esempio, reitera quanto già aveva insegnato Leone XIII, nell’Enciclica Iucunda semper (8 settembre 1984). Successivamente, Benedetto XV, nell’Enciclica Inter sodalicia (22 maggio 1918), anticiperà quasi letteralmente il testo della Lumen gentium, quando dice:

«Maria ha sofferto e, per così dire, è quasi morta con il suo Figlio sofferente; per la salvezza dell’umanità ha rinunciato ai suoi diritti di madre e, per quanto dipendeva da lei, ha offerto suo Figlio per placare la giustizia divina; così possiamo dire che con Cristo ha redento l’umanità»7.

Lo stesso tenore del discorso mariologico è presente nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor di Pio IX (8 maggio 1928); nell’Enciclica Mystici Corporis di Pio XII (29 giugno 1943) e nell’Esortazione Apostolica Marialis cultus di Paolo VI (2 febbraio 1974, n. 20).
Questa dottrina soteriologica mette in luce anche l’“offerta sacerdotale” della Madonna al Calvario, che può essere certamente attribuita alla singolare partecipazione di Maria al Sacerdozio di Cristo; certamente non come ministro ordinato, ma in modo unico ed esclusivo, come Nuova Eva e Sposa dolorosa di Cristo, letteralmente una sola carne con Lui. Caro Christi caro Mariæ – la carne di Cristo è la carne di Maria. Quindi, c’è anche il sacerdozio unico e materno di Maria da prendere in considerazione in un approccio teologico alla partecipazione di Maria alla nostra salvezza, delineato e riassunto dal suo essere Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie8. Come il sacerdote è essenzialmente un mediatore tra Dio e l’uomo (cf Eb 5,1-5), così e in modo unico Maria, la Madre Mediatrice di tutte le grazie, ottenute per noi sul Calvario. Dobbiamo a Maria ciò che siamo: figli di Dio, e ciò che possiamo essere per grazia di Dio: santi come Dio è santo.

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[1] Suor Lucia, Gli Appelli del Messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Coimbra 2000, p. 137.
[2] Sui “dolori del parto” corredentivo della Madonna, alla luce della comprensione ebraica dei “dolori del parto del Messia”, vedi B. pitRe, Jesus and the Jewish roots of Mary. Unveiling the Mother of the Messiah, Image, New York 2018, pp. 132-148.
[3] Vedi a. B. calKins, The Mystery of Mary the Coredemptrix in the Papal Magisterium, in M. i. MiRavalle (edited by), Mary Co-redemptrix: Doctrinal Issues Today, Queenship Publishing Company, Goleata, 2002, pp. 25-92.
[4] Cf ideM, Pope John Paul II’s Ordinary Magisterium on Marian Coredemption: Consistent Teaching and More Recent Perspectives, in Mary at the Foot of the Cross: Acts of the Second International Symposium on Marian Coredemption, Academy of the Immaculate, New Bedford 2002, vol. II, pp. 1-36.
[5] Vedi sacRosanctuM œcuMenicuM conciliuM vaticanuM secunduM, Schemata Constitutionum et Decretorum de quibus disceptabitur in Concilii sessionibus. Series secunda. De Ecclesia et de B. Maria Virgine, Typis Poliglottis Vaticanis, Città del Vaticano 1962, p. 100.
[6] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, n. 58
[7] In AAS 10 (1918) 181-182.
[8] A questo tema ho dedicato la mia tesi di dottorato, padre s. M. lanzetta, Il sacerdozio di Maria nella teologia cattolica del XX secolo. Analisi storico-teologica, Casa Mariana Editrice, Frigento 2006.

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